Fammi pregare… forte, sempre più forte, come fosse l’America*…

Gabriele Fiume, epigono del dott. Ox, movimenta la nostra Quiquendone. Curia in allarme.

Il pope de noantri.

Domenico Fiume, in arte don Gabriele, prete ortodosso carismatico e belloccio, ventinovenne, di origine calabrese, con i suoi incontri di preghiera & guarigione a Feletto Umberto ha rimescolato le pigre acque dei costumi religiosi nella nostra tranquilla Quiquendone, introducendo semi di pratiche che ricordano molto quelle per noi curiose delle tante sette evangeliche sparse per gli Stati Uniti.

Il novello omologo del dottor Ox raduna periodicamente un folto gruppo di aficionados e avventizi presso la sede delle Edizioni Segno per fluviali incontri di preghiera che si concludono con l’imposizione delle mani on demand. Grazie a questa pratica molti raggiungono lo stato di “riposo dello spirito”, che li induce a stendersi sul pavimento, travolti da una sensazione che descrivono come di totale benessere. Si verificano miracoli, anche; non robone, nessuno è risorto, per dire, o è stato guarito dal cancro, e di certificazione di qualità non se ne parla; ma tanti doloretti fastidiosi se ne sono andati. Aggratis, mica c’entra Vanna Marchi. E comunque le guarigioni sono rigorosamente attribuite alle Superiori Istanze, il Fiume rivendica a sé solo i compiti di ogni prete, che riassume nel comunicare il Vangelo, scacciare i demoni e guarire i malati.

Ora, dai cinque anni di dottrina frequentati tanti anni fa – e non sarà la facoltà di teologia, ma quella volta a dottrina si faceva dottrina, mica quelle robe che gli insegnanti di religione scelti dalla curia e pagati da noi fanno oggi a scuola – mi par di ricordare che un prete avrebbe anche altro da fare, per dire, tipo manutenzione del gregge e simili; e da tutto questo dissente pure la gerarchia cattolica locale, che ammonisce e diffida.

Uno per tutti, monsignor Duilio Corgnali, arciprete di Tarcento. Suo il paragone con Vanna Marchi. Bolla tutto come “grande illusione”. “Chi si rivolge a certi sciamani – prosegue –, cioè a personaggi psicologicamente labili e che comunicano attraverso riti e magie, (e questa definizione fa intuire grosse lacune nella preparazione del prelato in antropologia culturale) lo fa perchè magari si trova in un frangente della vita particolarmente difficile, è privo di punti di riferimento e vive in una condizione di debolezza strutturale e mentale, oltre che di precarietà della propria fede”.

Anche i carabinieri avrebbero aperto un fascicolo sul caso, con l’ipotesi di abuso della credulità popolare, ex art. 661 (quasi 666) C. P.; ma provare che il pope di Udine sì e il papa di Roma no immagino sia questione nonbanale, passibile pure di letture politiche (tipo Roma ladrona è immune e paga la Padania).

I frequentatori del Fiume, comunque, sono ben decisi a non farsi sommergere dalle censure istituzionali; hanno quella compattezza identitaria che deve aver permesso alle prime comunità di cristiani di sopravvivere e moltiplicarsi, con le conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti; e magari anche un po’ di veleno, come si può desumere da un commento anonimo – http://www.wikio.it/news/Duilio+Corgnali – che invita a lettere maiuscole il Corgnali a “PENSARE UN PO’ MENO ALLE SUE LAMPADE E PIU’ A FARE QUELLO CHE NON E’ MAI RIUSCITO…”.

Più generico, il Fiume invita la chiesa cattolica a parlare ”dei preti pedofili, della morte misteriosa di Papa Luciani e del ruolo della Santa Sede nel rapimento di Emanuela Orlandi”. Insomma, si sente traccia dell’invito evangelico a badare alla trave e lasciar perdere la pagliuzza, ma la forma non è delle più caritatevoli.

Diatribe religiose. “Miôr no impazâsi cui prêdis”, diseve me nône. Ma certo tra nuove sette ed epifanie esoteriche, la curia udinese deve avere qualche grattacapo.

* Da una vecchia canzone di Gianna Nannini

Post song: Ol’man river.

“Ah’m tired of livin’
An’ skeered of dyin’,
But ol’ man river,
He jes’keeps rolling’ along.”